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A nessuno di noi era mai capitata una
esperienza del genere: vegliare la notte e sentirsi per 24 ore
responsabile della sicurezza, di un'organizzazione quale può essere
una caserma. No, credo che nessuno di noi avesse potuto provare
prima un'esperienza così. La figura della sentinella è vecchia
come l'uomo, ma quella notte compresi direttamente il senso di
quella parola.
Non avrei mai creduto che la solitudine di un uomo che veglia in armi potesse
essere così |
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popolata da tanti rumori; quello che di giorno, nella luce meridiana
nemmeno colpiva l'attenzione dell'occhio, ora era un paesaggio
d'avventura, di potenziale pericolo e sorpresa. Non importava se
erano, solo foglie o rami o animali o, ancora meno, solo il vento ad
animare la scena. Al momento del distacco della guardia avevo
previsto con un senso di insofferenza la noia di quelle lunghe, ore
in piedi. Quando il mio servizio iniziò, il pensiero cominciò a |
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scorrere nei ricordi del tempo passato, degli anni trascorsi, in una dimensione in cui i visi, le azioni, gli incontri, i viaggi, gli studi, l'amore, s'incrociavano e si distribuiva, no nello spazio delle mie ore. Forse fu così che scoprii un tipo di solitudine che la vita normale non concede più ,a nessuno, nel ritmo in cui ci prende; una solitudine così sì affollata e piena da non potersi forse chiamare così. La notevole fatica. di quel servizio venne alleggerita da questa scoperta: lanciarsi nel |
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volontario richiamo alla memoria di tutto
quello che fino a poco prima era stato il mio mondo, i miei
pensieri, le mie occupazioni. L'uomo di oggi non sa sta, re solo; se
viaggia porta con se una radio a transistor. Lo fa per evitare di
pensare, di stare in compagnia di se stesso, perché non vi è più
abituato. Fu anche questo il senso della mia prima guardia: il gusto
della riflessione alla ricerca di tutto ciò che era immerso nel
mondo dell'assenza. |
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